Saluti del Segretario Generale (Ulisse) e del Comitato Centrale

(nuovo)Partito comunista italiano

Comitato Centrale

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30 novembre 2019

Saluto del (n)PCI alla Festa della Riscossa Popolare della sezione di Brescia del Partito dei CARC

 

 

Cari compagni,

a nome del Comitato Centrale del (nuovo) PCI ringrazio il compagno Cristian Bodei che ci ha invitato a prendere la parola in questa riunione organizzata dal Partito dei CARC, che ci è fratello nella lotta per creare le condizioni necessarie a costituire il Governo di Blocco Popolare, una tappa della rivoluzione socialista di cui il (n)PCI è promotore.

Dall’esperienza del Biennio Rosso e dell’Autunno Caldo noi comunisti abbiamo tirato soprattutto la lezione che le masse popolari italiane sono state sconfitte non perché la borghesia e il Vaticano sono forti, ma perché è mancato loro un Partito comunista che le dirigesse con determinazione a instaurare il socialismo.

È facile capire che non usciremo dal marasma attuale finché la direzione del paese sarà nelle mani di quelli che hanno i soldi, del Vaticano, della malavita organizzata, dell’Unione Europea e della NATO. Gli avvenimenti degli ultimi quarant’anni lo mostrano chiaramente: di male in peggio anno dopo anno. Questa lezione ci guida oggi. Ogni vittoria che riusciamo a conquistare, qua e là, è buona cosa perché allevia le sofferenze di una parte di noi, ma è precaria perché la borghesia cerca di riprendersela: quindi ogni singola vittoria è buona cosa soprattutto se la lotta per conquistarla è occasione per organizzarsi e per portare una parte più larga delle masse popolari alla coscienza che occorre instaurare il socialismo: la direzione del paese nelle mani dei lavoratori organizzati, la gestione pubblica delle attività economiche secondo un piano per produrre i beni e i servizi utili alla popolazione e alle relazioni con gli altri paesi, la promozione con tutti i mezzi dell’accesso di tutta la popolazione alle attività politiche, culturali, sportive e ricreative.

Instaurare il socialismo è non solo necessario ma anche possibile: oggi pochi siamo convinti di questo perché abbiamo alle spalle alcune sconfitte e perché la borghesia, il clero e i loro servi e agenti fanno di tutto per convincerci che non c’è alternativa al loro sistema e per denigrare il movimento comunista. Papa Francesco ci esorta a essere buoni, ma da per contato che il mondo è quello che è. In realtà il mondo è quello che è finché a dirigere sono i capitalisti che hanno come legge suprema che ognuno di loro deve valorizzare il suo capitale e sacrifica tutto, uomini e cose, a questo obiettivo.

L’esempio luminoso dell’Unione Sovietica di Lenin e di Stalin ci ha mostrato che il socialismo è possibile. Negli anni ’20 e ’30 del secolo scorso, mentre nei paesi imperialisti imperversava la grande crisi del ’29, i popoli sovietici progredivano e costruivano. Neanche l’aggressione di tutte le potenze imperialiste riusciva a fermarli, anzi la rivoluzione proletaria avanzò in tutto il mondo, fino alla vittoria in Europa Orientale, in Cina, in Corea, a Cuba, nel Vietnam. Le sconfitte che hanno portato fino alla dissoluzione dell’Unione Sovietica sono dovute ai limiti dei partiti comunisti nella comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe nei paesi imperialisti e nei paesi socialisti.

Nei paesi imperialisti noi comunisti non avevamo assimilato chiaramente la verità che bisogna portare i lavoratori non solo ad organizzarsi, come in Italia era avvenuto su larga scala nell’Autunno Caldo e nei primi anni ’70, gli anni dei Consigli di Fabbrica, ma a prendere il potere. La Lotta Armata delle Brigate Rosse e di altre Organizzazioni Comuniste Combattenti fu una risposta generosa alla Strategia della Tensione (piazza Fontana, piazza Della Loggia e gli altri  attentati messi in opera dalle forze reazionarie italiane, dai gruppi fascisti e dagli imperialisti USA promotori di Stay Behind), ma fu una risposta del tutto insufficiente e presto degenerata nel militarismo. Il PCI era oramai caduto nelle mani dei revisionisti moderni, da Togliatti a Berliguer. Anziché guidare alla conquista del potere, teneva dietro di malavoglia alle lotte dei lavoratori. Nel 1980, di fronte alle grandi lotte della FIAT, il massimo a cui arrivò Berlinguer fu dichiarare, nonostante l’ostilità di dirigenti del PCI come Napolitano, Lama e altri, che “se contro lo smantellamento iniziato dagli Agnelli i lavoratori occupavano la FIAT, il PCI li avrebbe appoggiati”! I lavoratori hanno bisogno di un Partito che li guida alla conquista del potere, non che appoggia le loro lotte con dichiarazioni, con manifestazioni di solidarietà, con mozioni in Parlamento! Il disastro degli anni che sono seguiti conferma in negativo la lezione che i lavoratori organizzati devono prendere il potere.

Nei paesi socialisti noi comunisti non avevamo assimilato chiaramente la verità che quanto più il socialismo avanza, quanto più è assicurata la soddisfazione dei bisogni elementari della popolazione, tanto più è necessario selezionare i dirigenti delle istituzioni statali, delle aziende produttive e di tutte le istituzioni della società per la loro dedizione alla causa del comunismo e promuovere la partecipazione delle masse alle attività politiche e alle altre attività umane superiori. Con Kruscev e il XX Congresso del Partito Comunista dell’Unione Sovietica nel 1956 prevalse invece la concezione che “non importa se il gatto è rosso o nero, l’importante è che prende i topi”: l’importante non era che i paesi socialisti avanzassero nella transizione al comunismo e contribuissero alla vittoria del socialismo nel mondo intero, ma che ogni organismo raggiungesse gli obiettivi immediati fissati. Inutilmente con la grande Rivoluzione Culturale Proletaria lanciata nel 1966 Mao Tse-tung cercò di contrastare, a partire dalla Cina, questa linea che ha portato all’esaurimento dei paesi socialisti e dell’ondata rivoluzionaria sollevata in tutto il mondo dalla vittoria della Rivoluzione d’Ottobre in Russia.

Queste, compagni, sono le lezioni del Biennio Rosso, dell’Autunno Caldo e di tutta la prima ondata della rivoluzione proletaria in Italia e nel mondo che guidano il nuovo Partito Comunista Italiano. Per questo chiediamo a ognuno di voi di contribuire all’opera necessaria per porre fine al catastrofico corso delle cose, in primo luogo alla distruzione dell’apparato produttivo del nostro paese e alla devastazione del territorio. Che ognuno si organizzi con gli elementi avanzati del proprio posto di lavoro e della propria zona d’abitazione. Quando si comincia, per forza si è pochi. Ognuno deve incominciare lui. Se si prende la strada giusta il numero cresce perché la rivoluzione socialista è necessaria alla massa della popolazione. Bisogna capillarmente contrastare con ogni mezzo le misure antipopolari prese dai capitalisti e dalle loro autorità. Organizzandoci, coordinandoci con gli altri che conducono la stessa lotta, arriveremo a prendere la direzione del paese, a costituire un governo d’emergenza come quello che chiamiamo Governo di Blocco Popolare e avanzeremo verso l’instaurazione del socialismo.

È questa l’opera alla quale chiediamo a ogni elemento avanzato delle masse popolari di partecipare. Agli elementi più avanzati e generosi chiediamo di arruolarsi nelle nostre file.

La nostra opera è grande, ma possibile. Le masse popolari ne hanno bisogno e si mobilitano con noi man mano che si rendono conto che la via indicata dal Partito le porta a strappare vittorie.

Il terreno è fertile e la stagione propizia per avanzare nella rivoluzione socialista. È in questa prospettiva che a nome di tutti i membri del (nuovo) Partito comunista italiano auguro successo alla Festa della Riscossa Popolare.

Compagno Ulisse, segretario generale del Comitato Centrale del (n)PCI.